Quest’anno la giornata nazionale AVO si è tenuta Sabato 25 ottobre. Riportiamo l’articolo di Coratolive.it a cura di Marzia Ferrante che ripercorre gli interventi della giornata.
E’ nata quasi quarant’anni fa, da un bicchiere d’acqua negato, ed è oggi diventata un’associazione che conta circa 25mila volontari in tutta Italia.
E’ l’Avo, l’Associazione di volontari ospedalieri che opera nei nosocomi e nelle strutture sanitarie italiane, offrendo ai malati una presenza amichevole, qualificata e gratuita. Sabato si è svolta la Sesta giornata nazionale del volontario Avo e anche l’Associazione di Corato, con i suoi oltre cento volontari e presente dal 2006 nell’Ospedale “Umberto I”, ha celebrato la giornata con una serie di eventi, tra cui un incontro di confronto e riflessioni sul volontariato.
“Questioni di identità nell’era nuova dell’Avo” è il tema scelto infatti per il dibattito svoltosi sabato sera presso il centro parrocchiale di Santa Maria Greca. Moderato dalla giornalista Marianna Lotito, l’incontro ha visto gli interventi del presidente dell’Avo Corato, Giuseppe Molinini, della psicoterapeuta Maria Falco e dell’Assessore ai servizi sociali Adele Mintrone, per riflettere insieme sul ruolo dell’Associazione e sull’identità del volontario.
L’incontro ha avuto inizio con la visione di una video-intervista al dottor Erminio Longhini, fondatore dell’Associazione Avo nel 1975, che ha raccontato come da giovanissimo fosse rimasto impressionato da un episodio: una donna malata, dal suo letto d’ospedale chiedeva insistentemente un bicchiere d’acqua, senza che nessuno le desse retta.
Da lì è nata l’idea di creare un’associazione di “amici dei malati”, che offrissero in maniera gratuita solidarietà, aiuto e assistenza ai degenti, col solo scopo di donare loro il proprio tempo. Lo stesso spirito ha accompagnato la nascita dell’Avo a Corato, fondata nel 2005 dai coratini Giuseppe Molinini e Giuseppe Procacci (oggi vicepresidente dell’associazione).
«L’Avo è nata come frutto della mia esperienza personale – ha raccontato Molinini – quando a quarant’anni ho fatto il bilancio della mia vita e ho capito che volevo darle un senso anche facendo qualcosa per il sociale. Poi un dolore famigliare e la proposta di fondare l’associazione Avo a Corato da parte del mio amico Giuseppe Procacci (anche lui colpito da un grave dolore in famiglia), ci hanno portato a dar vita all’organizzazione, sentendo questo compito come una “chiamata”. Così nel 2005 è nata l’Avo Corato e nel novembre del 2006 ha iniziato il suo servizio nell’Ospedale Civile” Umberto I”».
Da allora i volontari Avo sono una presenza costante nell’ospedale coratino, dove donano due ore del proprio tempo giornaliero a chi ha bisogno anche solo di un sorriso o di essere semplicemente ascoltato. Ha spiegato Molinini, riprendendo lo Statuto dell’Associazione: «L’essenza dell’Avo è di rendere un servizio qualificato, volontario e gratuito, senza fini di lucro, ma esclusivamente per solidarietà sociale, civile e culturale e al fine di fornire una presenza amichevole al malato, donando calore umano, dialogo e aiuto, senza sostituirsi al personale medico. Si tratta comunque di aiuto qualificato, perché tutti i volontari ricevono una formazione continua, sia prima di cominciare sia durante l’attività».
Una presenza importante quindi quella dei volontari tra i letti dei degenti, una presenza calorosa che può aiutare il malato a sentirsi meno solo nel momento del bisogno e il cui valore è stato rimarcato anche dall’assessore Mintrone: «L’Avo è un’associazione preziosissima e dal valore inestimabile nei confronti dei malati, dei bambini e delle loro mamme. È fatta di persone capaci di donarsi all’altro in maniera gratuita e volontaria, anche solo offrendo capacità di ascolto, e che possono trovare nel volontariato un luogo di crescita e arricchimento personale.
Inoltre l’associazione arricchisce la nostra città e per questo va valorizzata, gratificata e riconosciuta, perché spesso riesce a fronteggiare emergenze e situazioni in cui purtroppo non arriva l’aiuto privato, pubblico o istituzionale. A breve ci sarà un incontro con tutte le associazioni di volontariato perché l’Amministrazione comunale vuole costruire insieme ad esse una nuova rete, per collaborare e avviare insieme nuovi progetti».
A proposito di progetti, durante la serata è stato ricordato che da oltre un anno, nel reparto di pediatria, l’Avo si occupa del progetto biblioteca “Un Libro nel Cuore” (reso possibile grazie alla raccolta fondi di Coraton 2012) che vede i volontari impegnati nella lettura di libri e fiabe ai bambini ricoverati. Progetto che hanno ben rappresentato durante la serata le giovanissime volontarie Simonetta Guidotti e Sara Fiore, le quali hanno regalato ai presenti una lettura recitata di alcuni significativi passi della celebre fiaba “Il Piccolo Principe”.
L’intervento della psicologa Mary Falco ha invece inteso delineare il profilo psicologico del volontario Avo, approfondendo e ponendo l’accento su quei valori che inducono una persona a dedicarsi all’attività di volontariato, come ad esempio il senso di giustizia sociale, la non violenza, la solidarietà, la gratuità, disponibilità all’altro. La psicoterapeuta ha anche spiegando le motivazioni che possano indurre una persona a scegliere di donare un po’ del proprio tempo agli altri.
«Ciò che spinge una persona a fare volontariato è molto soggettivo e può essere legato a un momento particolare della propria vita. Ci possono anche essere delle ragioni egoistiche, come il volere esorcizzare la paura del dolore, il voler alleviare il proprio senso di isolamento e solitudine o il voler supplire a una propria mancanza o vuoto interiore. Ma qualunque sia la motivazione, ben venga, perché in ogni caso alla fine si fa del bene al prossimo; e fare del bene produce del bene e se ne riceve anche, indipendentemente dalla motivazione che l’ha mosso».
Questo concetto di reciprocità, del dare e ricevere, è stato più volte ribadito nel corso del dibattito, sottolineando il sentimento di gratificazione e di benessere che consegue all’atto del fare del bene agli altri, proprio come è anche emerso dalla parole di una volontaria, la signora Antonietta, intervenuta per testimoniare la sua esperienza: «Sono volontaria da tre anni nel reparto medicina. È un’esperienza bellissima, che mi gratifica tantissimo. Ricevo molto, più di quello che dono».
Un’esperienza sicuramente molto forte ed emotivamente coinvolgente quindi contraddistingue il volontario ospedaliero, esperienza che tutti possono prima o poi scegliere di fare, a qualunque età, come dimostra anche il fatto che l’Associazione coratina conti già un elevato numero di giovani volontari.
L’Avo di Corato è infatti sempre pronta ad accogliere e formare chiunque voglia avvicinarsi all’Associazione e, come ha spiegato Giuseppe Molinini, ha in progetto di aprirsi alle esigenze della cittadinanza, offrendo la propria attività anche al di fuori della struttura ospedaliera, cioè presso hospice, strutture socio-assistenziali e case di risposo, soprattutto in risposta a un contesto ospedaliero in fase di cambiamento e soggetto a chiusura di reparti.
Un altro video ha quindi concluso la serata, un racconto di quanto il fare del bene possa scatenare un circolo virtuoso di altruismo: nelle immagini, ogni persona che riceveva aiuto ricambiava offrendolo ad un’altra, anche solo attraverso piccoli gesti quotidiani, come ad esempio proprio quello di offrire un po’ d’acqua a chi era assetato.
Fonte: Coratolive.it